Wolfango Peretti Poggi



Esposizione:
Selezione testi di critica

 

Guido ARMELLINI
- dal catalogo della mostra I disegni di Wolfango, Galleria Forni, 1991

"Eugenio Riccòmini ha notato che nell'opera di Wolfango "lo stile non c'è". Questo non significa che Wolfango sia un pittore tutto istinto e talento, privo di una consapevole intenzionalità artistica. Il ripudio di ogni schema predeterminato, di ogni filtro intellettualistico tra i segni e le cose, si configura come una lucida sfida, condotta attraverso le risorse di una mostruosa abilità tecnica, al dogma avanguardistico e postavanguardistico della convenzionalità del significante."

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"I suoi disegni sono la traccia, affidata al mezzo "povero" del carboncino, di un amoroso e furioso corpo a corpo con le cose, scavate in ogni più nascosta piega, indagate in ogni grinzosità, porosità o screpolatura della materia: rose in boccio o spalancate, frammenti di noci e di arachidi, agli sgranati, melograne aperte, oggetti minimi della quotidianità ingigantiti nelle dimensioni come per potenziare le risonanze visive e tattili dell'esplorazione.
E il segno del carboncino, di volta in volta rapido o analitico, nervoso o disteso, denso o impalpabile, conserva l'energia del gesto che lo ha tracciato, a segnalare la reciprocità del rapporto con le cose: non una riproduzione passiva di impulsi ottici, magari mediata dalla fotografia - come spesso avviene fra i "figurativi" attuali - ma un dialogo che coinvolge insieme e totalmente la mente, l'istinto, il corpo dell'artista, nell'intento - apparentemente forte per un pittore contemporaneo - di riafferrare tutta la fragranza e la consistenza di quello che i nostri sensi ci dicono essere il mondo «reale»".

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"E la gelosa fedeltà dell'artista ai dati dell'esperienza sensibile riacquista il suo antico significato di protesta contro la morte delle cose, di esaltazione della loro deperibile e preziosa bellezza."