Wolfango Peretti Poggi


  Schedatura delle opere:
I QUADRI - Scheda 07/11
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"Resurgo"

ovvero:  "La cassetta di zinco "

1978. Acrilico su tela, cm 500 x 250


Resurgo - La cassetta di zinco



NOTE:

E' la rappresentazione di una tipica cassetta d'alluminio per il contenimento di resti umani.

PROPRIETÀ:

In comodato. E' collocato nel vestibolo contiguo alla chiesa di San Giovanni in Monte.

CRITICA:

"Si spiega allora perché all'interno della 'Cassetta di zinco' nella ricomposizione delle ossa i femori siano sottoposti agli omeri, come il bacino divenga culla, quasi vaso alchemico volto ad ospitare il cranio e come alla rinfusa quelle ossa, che non coincidono immediatamente con la struttura portante dello scheletro umano, si depositino sul fondo del contenitore in modo apparentemente casuale, ma, nel rispetto di un disegno ben preciso tracciante il simbolo dell'infinito.

L'uomo, inesorabilmente solo sulla terra, cerca il legame con Dio e tende sinergicamente, insieme alle altre creature, all'Ente supremo: muovendo dal margine verso il centro e riconoscendo nell'ordinamento della materia una sorta di transizione lenta, costante ed indispensabile."

Loretta Secchi, dal catalogo della mostra Wolfango, 1991

 

"Infine arriviamo a 'La cassetta di zinco' oltre la quale non è possibile andare: essa rappresenta la morte in sé. [...] Dall'area oscura, promana un che di Non-familiare in parte giustificato dallo strisciare sinusoidale di figure-ossa verso il cranio posto sulla destra. In realtà la sensazione 'strana' deriva dalla rappresentazione virtuale dell'ombra creata dall'ostacolo posto ad interrompere il fascio luminoso che scaturisce dalla sinistra.

[...] Al di sotto dello strato figurato scorre l'intrigo multiplo di presentazioni per lo più rimosse, intrasentite nel 'nero'. Il colore nero sta per il 'buco nero' che scorgiamo in noi mentre ci guardiamo dentro. Ma il nero è pure la rappresentazione della morte. Quando la forza oscura riemerge qua e là (in alto al centro attira di più lo sguardo) si presentano inaspettate cose ancor più terrificanti: i demoni del mondo inconscio, sotterraneo.

Pur nella fugace precarietà della percezione sensoriale primaria, vivace è l'impressione proveniente dalle presentazioni distorte. Appaiono fugaci volti stravolti, urla fosche: tutte forme labili che scompaiono non appena intraviste. Senza ombra di dubbio, tra tante ombre, la rappresentazione è macabra: non c'è che morte nell'ampio afflato del quadro che rappresenta gli accadimenti successividella Deposizione."

Enrico Cesare Gori , dal catalogo della mostra Wolfango, 1991

ALTRE
IMMAGINI:

Mostra del 1986
  Foto di Secondo Gnani della mostra
  nell'ex chiesa di Santa Lucia, 1986
  (Resurgo sullo sfondo)


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