Wolfango Peretti Poggi


  Schedatura delle opere:
I QUADRI - Scheda 01/11
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"La cassetta dei rifiuti"

ovvero:  "σάρμα είκ̃η κεχυμένον ό κάλλιστσς κόσμος" (Eraclito)
[Il più bell'ordine cosmico (è) una sorta di spazzatura sparsa]

1968. Acrilico su tela, cm 302 x 210.


La cassetta dei rifiuti



NOTE:

Il titolo da un frammento di Eraclito traduce bene l'intento sul quale è impostata la poetica di Wolfango.     Nonostante - o solo attraverso - l'insignificanza, la fragilità, l'umiltà, si può fare ponte con il tutto.

È questa del maggio 1968 la prima opera "nuova" di W. Da qui prende avvio la sua pittura vera, quella in cui egli si riconosce (vedi nel sito la descrizione dell'attività pittorica).

PROPRIETÀ:

Di proprietà dell'autore, il quadro è in comodato all'Università degli Studi di Bologna, che lo conserva esposto nell'Aula Absidale dell'ex-chiesa di Santa Lucia.

PARTICOLARI:

particolare 1  particolare 2  particolare 3

CRITICA:

"Un coro basso" - Commento alla 'Cassetta dei rifiuti' di Francesco Arcangeli in occasione di una visita nello studio del pittore (1974)

 

"Ne 'La cassetta dei rifiuti' sono rappresentati frutti inequivocabilmente marci, carte spietatamente sciupate e gettate nello squallido contenitore. [...] Ma oltre la rappresentazione di per sé disgustosa ('rifiutata') sentiamo l'inquietudine oscillante tra sentimenti che hanno a che fare con la de-generazione e la ri-generazione. È la condensazione degli opposti attorno o dentro la stessa presentazione-di-cosa (presentazione-di-generare in questo caso), in quanto la presentazione non conosce differenza giù nell'Inconscio, ma condensa tutto.

Ecco la seconda consolazione dell'arte: [...] ciò che appare sfatto o marcio viene condensato nell'atto creativo per generare immagini estetiche. Ciò consola chi guarda e lo spettatore è portato, seguendo il percorso presentativo tracciato dall'artista, alla negazione (conscia) della morte stessa: ciò che sembra putrido è vivo, ciò che era morto torna in vita."

Enrico Cesare Gori, dal catalogo della mostra Wolfango, 1991

 

"Ma quando nell'arte il simbolo diventa forza evocatrice, quando svincolandosi da consuetudini in codice giunge ad una comunicazione diretta, sintetica con l'osservatore?

Forse proprio quando, a livello subcosciente, provoca straniamento, immediata allusione. Ecco allora che quella 'Cassetta dei rifiuti', apparentemente leggibile come trasposizione della nigredo*, tramite la presentazione di un insieme di mele, pomidori, arance ormai in stato di decomposizione, è già in sé stupefaciente sintesi dei quattro stadi alchemici*: dalla condizione dissolta e quasi putrida delle particelle decomposte l'osservazione contemplativa si sposta sul biancore degli incartamenti sottili, vibranti nel gioco delle gualciture, fedelmente eppur magicamente aderenti al vero. Quelle 'veline', come sudari che hanno custodito un corpo, divengono ora emblemi della rinascita; e la citrinitas* appare nell'adozione dei colori aranciati, per accompagnarci lungo un percorso articolato che nel movimento circolare porta all'osservazione metamorfica degli stessi frutti:prima piegati dal destino alla caducità biologica, poi rivelati come fioriture a cui è stata insufflata una nuova vita, un risveglio che è anche rinascita.

Tutto ciò accade attraverso la conoscenza empirica della fisicità delle cose, attraverso il rapporto quasi tattile con una natura ingigantita, capace di offrire al fruitore la sua complessità, la sua autonomia rispetto all'uomo ma anche la sua somiglianza con lui."

Loretta Secchi, dal catalogo della mostra Wolfango, 1991
*riferimenti ai quattro stadi della materia nell'alchimia: nigredo, albedo, citrinitas, rubedo.

ALTRE
IMMAGINI:

Wolfango con il quadro  Copertina catalogo del 1986


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