Wolfango è nato nel 1926
a Bologna, dove abita.
Disegna e dipinge da sempre.


Minerva, protettrice delle Arti

Biografia:
Attività pittorica

La famiglia - una storia canonica che si ripete spesso - lo voleva avvocato o medico. Perciò, dopo aver conseguito il diploma di maturità classica (Liceo Galvani), si iscrisse a Medicina, ma applicandosi ai saperi anatomici esclusivamente in funzione artistica.
Poi l'irrevocabilità della vocazione prevalse su tutto, anche perché sostenuta da uno zio pittore (Giuseppe Mazzotti), che da subito gli aveva fornito gli strumenti tecnico-linguistici della pittura.

L'«improvvida previdente» repressione alla quale era stato sottoposto per tanti anni, aveva provocato una prolungata e profondissima crisi, accentuata vieppiù dalla cosiddetta "crisi di mezza età" [Descritta da Elliott JAQUES al capitolo III di Lavoro, creatività e giustizia sociale, Boringhieri, 1978] (42 anni); e aveva rimosso e occultato la sua vera identità.

Questa riemerse per opera e in virtù dell'intervento della moglie di W (Chiara Pozzati), che gli "praticò" forzatamente una sorta di violentissima, drammatica ma salutare, terapia ... "psicoanalitica".

La risposta di "realizzazione simbolica" [L'espressione "realizzazione simbolica" è stata coniata dalla psicoterapeuta M.A.Sèchehaye nel 1958. - In breve: "realizzazione" indica il soddisfacimento di un bisogno fondamentale, mentre "simbolica" indica che tale bisogno si realizza nel modo stesso in cui si è espresso, cioè in un modo "magico-simbolico", in cui vi è unità tra l'oggetto soddisfacente e il suo simbolo. - Si veda LAPLACHE e PONTALIS, Enciclopedia della psicanalisi, Editori Laterza, Bari, 1968] da parte di W fu un quadro diverso, "nuovo", dipinto nel maggio del '68.

W — non riconoscendosi nella soluzione di continuità proposta dal "Moderno", ma fiducioso ancora nella possibilità di un margine di manovra all'interno della tradizione — elaborò un suo rinnovamento:

  1. prima di tutto mantenendo - sulla base dello statuto storico tradizionale - la rappresentazione del mondo così come lo vedono i nostri occhi: mimeticamente. È un'accettazione del nostro esistere, della nostra fisicità e della nostra limitatezza. Un coefficiente d'attrito necessario da rispettare. Un pedaggio da pagare. Ogni modificazione delle apparenze fenomeniche provoca un allontanamento, un'elusione, una fuga spiritualistica, o un tradimento della Realtà, della terra, della carne.

  2. liberando trionfalisticamente tutta la capacità e la ricchezza che offre il linguaggio pittorico: in modo da respingere la pseudo-mimesi (cioè quella pedissequa, ambigua e smaterializzata fedeltà all'oggetto, di tipo fotografico-asettico-mortuario-pompière-iperrealistico) e convertirla nella vera-mimesi.
    Infatti la pittura si carica di spessi strati materici (o di "energia"), corrispondenti all'amore-feticismo di W sulla fisicità delle cose, per far percepire da vicino la "presentazione-di-cosa" o l'informale (che dà conto dell'inconscio); e al tempo stesso per far leggere a distanza la "rappresentazione-di-cosa" (che dà conto del conscio) (nota) [per "presentazione-di-cosa" e "rappresentazione-di-cosa" si veda S. FREUD, Mosè ed il monoteismo, Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci].

  3. osservando le cose dall'alto - punto di vista zenitale - per eliminare la linea dell'orizzonte (non più l'alto, non più il basso): in tal modo lo sguardo viene come dal di fuori. Grazie ai voli spaziali, alla conquista della luna, «per la prima volta la terra si vede nella sua totalità, nella sua interezza globale. Si vede, si guarda, si rispecchia, nella tensione riflessiva di questi verbi. La Terra vede se stessa; la Terra guarda la Terra.»(A. Boatto [ A.BOATTO, Lo sguardo dal di fuori, nuove frontiere dello spazio e dell'immaginario, Cappelli editore, Bologna, 1981]).
    Il quadro, una volta verticalizzato, risucchia l'osservatore - e lo investe al tempo stesso.

  4. ingrandendo le figure per analizzarle in maniera più approfondita (uso della lente di ingrandimento sul modello) in modo da provocare uno spaesamento nell'osservatore, che si ritrova ad osservare gli oggetti come per la prima volta. Inoltre l'osservazione rigorosa del "vero" conduce a una vera e propria osmosi con l'oggetto preso in esame.
  5. si aggiunge l'uso frequente di contenitori che quasi sempre coincidono con i bordi del telaio (una cassetta, un piatto, uno scatolone,...).

Da allora si sono aggiunti altri quadri, sempre più grandi. Tenuti segreti, quasi nascosti, fino all'anno '86 allorché fu convinto dallo storico dell'arte Eugenio Riccòmini a esporli in pubblico: fu il recupero del ruolo sociale, al quale il pittore aveva rinunciato per un'opposizione radicale al Sistema vigente dell'Arte (e W cominciò anche a vendere quadri).

La comunità rispose prontamente, così che i cittadini bolognesi si avvicendarono alla mostra - tenuta nell'ex Chiesa di Santa Lucia - in circa trentamila: il passa-parola era valso senza alcun battage pubblicitario e con la quasi totale congiura del silenzio [Solo quattro giornalisti locali parlarono dell'evento durante il suo stesso svolgimento: Dede AURELI su L'Unità, Franco BASILE sul Resto del Carlino, Bea BUSCAROLI sulla Gazzetta di Parma, e Silvia EVANGELISTI sul Giornale dell'Arte] contro l'outsider da parte degli addetti ai lavori locali e della stampa. Però Federico Zeri spese parole altisonanti sull'inserto "Vernissage" del Giornale dell'Arte e Vittorio Sgarbi sull'Europeo.

I quadri sono firmati con il nome di Wolfango, nella prima O del quale, molto ingrandita, appare appunto il nome della moglie Chiara.